Cos’è l’osteopatia?

L’osteopatia è un sistema di prevenzione sanitaria, affermato e riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e denominata dalla stessa OMS anche “medicina osteopatica”. In Italia si contano circa 12mila osteopati, figura professionale ancora oggi in fase di regolamentazione che, tuttavia, è già stata riconosciuta a pieno titolo come professione sanitaria in: Australia; Gran Bretagna; Francia; Finlandia; Islanda; Nuova Zelanda; Portogallo; Sudafrica; Svizzera. Essa si basa sul contatto manuale nella fase di diagnosi e trattamento. Può essere di aiuto in tutte le età, a partire dai neonati fino all’anziano, promuovendo e contribuendo alla longevità e alla migliore qualità della vita.

L’osteopatia, come specificato dall’OMS in uno specifico draft, si basa sul contatto manuale nella fase di diagnosi e trattamento.

“Essa rispetta la relazione tra corpo, mente e spirito in condizioni di salute e malattia: l’accento viene posto sull’integrità strutturale e funzionale dell’organismo e la tendenza intrinseca di quest’ultimo verso l’autoguarigione”.

È stata sviluppata verso la metà dell’Ottocento da Andrew Taylor Still, medico
e chirurgo statunitense, che ha fondato la prima scuola di osteopatia indipendente nel 1892. Oggi in Italia si contano 4mila iscritti al ROI – Registro degli Osteopati d’Italia.

Osteopatia: cosa cura? I tratti peculiari della terapia

«L’osteopata è un terapista manuale che concorre al miglioramento della qualità della vita attraverso la conoscenza e la manipolazione di tutte le strutture del corpo umano: il tratto distintivo dell’osteopatia, quindi, è prima di tutto il suo approccio manuale. L’interlocutore è il corpo nella sua interezza muscolo-scheletrica, mentre per quanto riguarda l’efficacia terapeutica i piani di intervento sono differenti», spiega Stefano Pasotti, osteopata iscritto al ROI e attivo a Milano e a Pavia.

Un esempio: se si considera una sofferenza all’articolazione del ginocchio riferita dal paziente, sotto forma di dolore e/o di riduzione di funzionalità del movimento, l’intervento manuale osteopatico serve a ripristinare la mobilità e restituire qualità al movimento articolare, con particolare riguardo a tutti i piani di scivolamento. «Per comprendere meglio, ogni articolazione del corpo umano, che va immaginato come una struttura in 3D, si proietta in ogni direzione compresi scivolamenti o micro-movimenti che permettono all’ampio movimento del ginocchio di funzionare e di essere armonizzato con l’insieme», specifica.

Le differenze con la fisioterapia

A volte, osteopatia e fisioterapia vengono confuse. Ma sono due discipline specifiche. «Più che differenze sarebbe meglio parlare di aspetti integrativi perché ciò che fa l’osteopata non lo fa nessun altro. Detto questo, ci sono casi che vanno trattati dal fisioterapista, altri dall’osteopata», chiarisce Pasotti.

Quando si parla di mobilità, si intende anche quella dei tessuti – un gruppo muscolare è composto da più muscoli che scorrono su piani differenti – e l’osteopata ha una finezza palpatoria tale da interpretare, manipolare e modificare anche questo tipo di mobilità.

«Inoltre, una peculiarità dell’osteopatia è la sua visione olistica ovvero la capacità di mettere in relazione un singolo problema in un dato punto con il corpo nel suo insieme e nel dialogo con la postura, che è da intendersi come complessità di relazioni tra il sistema muscolo-scheletrico, il sistema nervoso, il pensiero, la relazione con l’ambiente la dimensione del benessere psico-sociale. Questo passaggio va spiegato bene e l’osteopata esperto deve saperlo fare. Non è una verità assoluta, ma piuttosto una capacità frutto di migliaia di ore di esperienza palpatoria, vera essenza di questa professione. “Ascoltare” con le mani è una vera e propria arte, che come categoria dobbiamo sforzarci di dagli un significato clinico e imparare meglio a confrontarci con altri professionisti altrimenti prestiamo il fianco a critiche, spesso giuste. Esattamente come il medico che interpreta segni e sintomi noi facciamo lo stesso con le nostre mani mentre “ascoltiamo” i tessuti».

 

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